logo
HOME | CHI SIAMO | DOCUMENTI | LINK | CONTATTI
Notizie ed articoli

La memoria della Grande Guerra scolpita nelle pietre

Il restauro, in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, della stele commemorativa dei caduti di Matterello, appare condivisibile, solo attribuendovi il significato di una pietà condivisa per le vittime degli eventi tragici occorsi alla nostra terra, dallo scoppio del conflitto fino alla sua conclusione, ed ai tempi che ne sono seguiti. Della richiesta di un modesto stanziamento per l’esecuzione dei lavori, avanzata recentemente al comune interessato,  si sono fatti carico gli alpini di Mattarello, tramite il loro capogruppo.  Si chiede che il manufatto, la cui inaugurazione risale agli albori del ventennio fascista, recuperi interamente le sue sembianze, con il ripristino delle scritte originali. Da esse si evince lo spirito  nazionalistico di parte del popolo italiano, da cui esso non si è mai completamente affrancato, dall’unità d’Italia ai giorni nostri. A questo spirito pernicioso si rifà l’individuazione del male assoluto nell’alleato tradito e in coloro che gli sono rimasti fedeli. “Il Paese in affettuosa memoria delle vite recise dall’austriaca barbarie nella guerra 1914.1918” recita l’epitaffio scolpito nella stele. Seguono i nominativi di due caduti trentini nelle file del regio esercito “figli di questa terra, soldati d’Italia per nostro riscatto”. In nessuna delle numerose  pietre disseminate dai vincitori nel nostro territorio vengono ricordati quei “trentini” che, onorando il proprio mandato,  hanno combattuto sui vari fronti dell’impero,  che si sono sacrificati per difendere dagli invasori i confini della propria terra. Ne parlano invece gli autori di un volume edito nel 2013 dal titolo “I nostri eroi – Unsere Helden”. Nelle 365 pagine che lo compongono, Marco Ischia, Mario Moser e Carlo Refatti, , indicano nel numero di 2.807 – per difetto, a loro dire - i  combattenti del Tirolo di lingua italiana decorati e pluridecorati nell’ esercito austro-ungarico durante il primo conflitto mondiale. I ricercatori sopraccitati, riportando i nominativi di coloro che furono insigniti di una o più medaglie nell’esercito imperiale  – dal fratello di Alcide De Gasperi, Augusto, ufficiale dei Kaiserjäger (medaglia d’oro), al semplice Landesschütze, dal semplice Kaiserjäger al capitano di stato maggiore Camillo Ruggera (croce d’oro di  III classe al merito militare) -  ne indicano il luogo di nascita e la motivazione dell’onorificenza. Spesso nel tomo  vi figurano anche la fotografia del decorato e l’ammontare della pensione a vita accordatagli. Alla luce di quanto esposto, risultano inconciliabili i sentimenti attribuiti dai vincitori ai nostri antenati, “che non ebbero il conforto di morire per la patria, ma lo strazio di dover servire e perire per il dominatore straniero”  e il  loro spirito di lealtà all’ impero, a cui essi rivendicavano l’appartenenza. Nel rimettere a nuovo pietre e monumenti di una terra “liberata” contro la volontà del suo popolo, siano disposti, i comuni interessati e le associazioni d’arma, non sempre disponibili al riconoscimento delle altrui sensibilità, a contestualizzarne lo spirito commemorativo affinché, dopo quasi cent’anni di distanza , si renda onore a “coloro che combatterono con coraggio e lealtà, che morirono sui fronti della Serbia, della Russia, dell’ Italia per la loro Patria che era l’Austria”.

 

Marco de Tisi
 




Privacy e cookie policy